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Sono le di

ENERGIA NUCLEARE E DEMCRAZIA: QUALE LEGAME?
V. Romanello

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Recentemente (20-22 ottobre) a Lussemburgo si è tenuta una interessante conferenza sul trattamento delle scorie nucleari, l’EURADWASTE’08. Essendo in qualche modo coinvolto nell’argomento ho deciso di partecipare. Molti gli argomenti di interesse, fra cui un documento giuntomi fra le mani, e di cui ho deciso di scrivere. Mi riferisco ad ‘Attitudes towards radioactive waste’ (Atteggiamenti verso le scorie nucleari) – Publication June 2008, Special Eurobarometer 297.
Ebbene, leggo di un sondaggio riguardo agli stati membri dell’Unione Europea: si chiedeva agli intervistati di rispondere a certe domande di cultura generale in merito allo stoccaggio ed alla natura delle scorie nucleari. I risultati per il nostro Paese sono sconfortanti.
Ve ne riporto alcune:

“Alcuni centri di ricerca producono rifiuti radioattivi: vero o falso?”
Risposta corretta: vero.
Più alta percentuale di risposte corrette: Svezia (86%)
Più alta percentuale di risposte sbagliate: Italia (14%)

“Alcuni ospedali producono rifiuti radioattivi di basso livello: vero o falso?”
Risposta corretta: vero.
Più alta percentuale di risposte corrette: Belgio (84%)
Più alta percentuale di risposte sbagliate: Italia (21%)

“Ci sono diverse categorie di rifiuti radioattivi, intermedia, bassa ed alto livello. Vero o falso?”
Risposta corretta: vero.
Più alta percentuale di risposte corrette: Slovenia (88%)
Più alta percentuale di risposte sbagliate: Italia (18%), al terzo posto dopo Polonia e Portogallo

“Alcune industrie non-nucleari producono rifiuti radioattivi di basso livello: vero o falso?”
Risposta corretta: vero.
Più alta percentuale di risposte corrette: Repubblica Ceca (79%)
Più alta percentuale di risposte sbagliate: Italia (20%)

“I rifiuti radioattivi vengono prodotti in quantità simili ad altri rifiuti come ad esempio quelli chimici: vero o falso?”
Risposta corretta: falso.
Più alta percentuale di risposte corrette: Olanda (69%)
Più alta percentuale di risposte sbagliate: Italia (40%), al terzo posto dopo Grecia e Latvia

Naturalmente le domande erano molte, e non sempre l’Italia portava la bandiera nera, ma sicuramente era fra i paesi che quanto a informazione se la passa peggio.

Le conclusioni dello studio evidenziano come in generale i cittadini europei vogliano essere direttamente informati ed essere coinvolti nei processi decisionali. Inoltre emerge che alcune false credenze sono diventate ferme convinzioni; gli europei infatti credono che tutti i rifiuti radioattivi costituiscano un rischio ed appare chiaro che la loro conoscenza dei metodi di gestione sia molto limitata.
Infine esiste una chiara correlazione fra la conoscenza delle tematiche riguardanti le scorie nucleari e la presenza in una data nazione di impianti nucleari in esercizio.

Non ho potuto fare a meno di farci qualche piccola riflessione sopra, come ingegnere nucleare, ma anche e soprattutto come cittadino.
Quanti di coloro che hanno le domande di cui sopra, onestamente, conoscevano la risposta esatta? Se, come sostiene lo studio, non erano poi in tanti, come mai nel nostro Paese ognuno si sente libero di pontificare in merito ad una questione tanto delicata e complessa come se lavorasse nel settore da anni e capisse la materia perfettamente? Mi pare ci sia qualcosa che non funziona...
Quello che molti movimenti (in particolare pseudo“ambientalisti”) per anni hanno propagandato è stato il diritto della gente di decidere delle proprie terre, della propria vita, del proprio destino. In linea di principio naturalmente non ho nulla in contrario in merito a tale visione, e sono un convinto sostenitore della scelta democratica. Tuttavia mi chiedo: è veramente libero chi sceglie su un argomento che non capisce? E’ possibile esercitare veramente il proprio diritto democratico in un sistema che ti porta a dover esprimere una opinione su un argomento che non conosci e non capisci? Democrazia è la libertà di scegliere fra il bianco ed il nero, oppure la libertà di potersi anche sottrarre, se lo si desidera, a tale scelta?
Leggendo il report di cui sopra non potevo fare a meno di pormi questi interrogativi, ma capivo che le risposte erano complesse e andavano probabilmente ben oltre il mio ruolo di tecnico nucleare.
Lascio pertanto la risposta ai miei quesiti ad altri, tuttavia non posso non ricordare in questa sede Paul Valery, che già 77 anni fa, nel suo saggio “Regards sur le monde actuel”,  scriveva: ”La politica fu in primo luogo l’arte di impedire alla gente di immischiarsi in ciò che la riguarda. In un’epoca successiva si aggiunse l’arte di costringerla a decidere su ciò che non capisce”.